Lecce (sabato, 26 aprile 2025) — Oggi Bella Ciao risuona ovunque: nelle piazze, rilanciata dal Movimento delle Sardine; nelle case, grazie alla serie tv spagnola La Casa di Carta; nelle auto e sulle spiagge, trasformata in hit da Steve Aoki.
di Valeria Russo
Un canto nato negli anni ’40 che, attraversando le epoche, è diventato simbolo universale di resistenza e libertà, adattandosi perfino ai balconi delle città durante la pandemia. Tutti conoscono le sue parole, ma pochi sanno che Bella Ciao non fu il vero inno dei partigiani durante la Resistenza. All’epoca, canti come Fischia il vento erano molto più diffusi. Solo vent’anni dopo la fine della guerra, si scelse di adottare Bella Ciao come simbolo condiviso delle celebrazioni del 25 aprile: il suo legame con le mondine delle risaie padane e la sua carica “inclusiva” la resero perfetta per unire anime diverse, da cattolici a comunisti. Le origini della canzone, tuttavia, restano avvolte nel mistero. Non compare nei canzonieri partigiani né nei documenti dell’immediato dopoguerra. Secondo alcuni storici, come Cesare Bermani, intorno a Bella Ciao è stato costruito un mito, un’immagine potente che ha trovato eco in oltre 40 lingue. Oggi, più che un canto politico, Bella Ciao è l’inno di un popolo che non si arrende. Un simbolo senza etichette, che continua a raccontare la voglia di libertà.
Last modified: Aprile 26, 2025